
Suvvia, credevate che la Costa Azzurra, con le sue
corniche, i tornanti a strapiombo sul mare che accarezzano quei pochi chilometri di scogliere, fossero ormai zone
demodè o percorribili soltanto con decappottabile in portafoglio a qualche finanziere/banchiere/industriale? E’ più probabile trovare un pubblico giovane e trasversale. E, in primis,
les italiens!
E’ ormai tarda mattina quando un cartello di benvenuto mi indica Antibes: gli ultimi spettacolari cinquanta chilometri percorsi, di costa frastagliata che il sole quasi a picco stacca nettamente dal mare argenteo, mi avevano fatto dimenticare che da un pezzo avevo lasciato l’agglomerato urbano di Montecarlo, il confine di Menton, l’Italia.
Manca ancora mezz’ora alla prima tappa, ma è in questo villaggio che inizio a sentire, quegli odori e quei profumi che mi accompagneranno x tutto il week-end: il salmastro si confonde con le essenze di ginestra, di alberi e arbusti delle campagne intorno. E proprio su questo tratto di spiaggia compio il rito ancestrale dell’abluzione dei piedi nel mare. Ebbene, i francesi han coniato la frase pied dans l’eau (piedi in acqua) per indicare quel tipo di abitazione che ha un ingresso anche dalla scogliera, dal mare… mai senza aver attraversato i 30/40 metri di viottolo nel parco di proprietà, of course! Il pranzo frugale lo consumo in uno di quei locali che danno sulla spiaggia attenendomi alla tipicità dei loro menù.

Nel pomeriggio visita alla
Fondazione Maeght a
Saint Paul de Vence. Nell’entroterra, brutta parola per far capire che qualche lussureggiante collina separa la costa da questo minuscolo paesino situato su un poggio, dal quale si osserva tanta parte di Costa Azzura quanta parte del vostro sguardo permette.
Avere una visione totale del paesaggio ed una luce brillante è la condizione essenziale per un artista. E proprio questo angolo di mondo venne nobilitato dalla permanenza di artisti del calibro di Mirò, Braque, Chagall, Picasso, molte opere dei quali fanno bella mostra nei giardini e nella sale della fondazione, a sua volta immersa in un bellissimo parco.
Si riparte. Si arriva a Cannes e, vista l’ora, si raggiunge l’albergo: Hotel Albert 1er. Una casa su due piani, con veranda, terrazzo e piccolo giardino, bianco coloniale, mi suggeriscono romanticità. E' la proprietaria, Evelyne, che si premura di ricordarci che in 5 minuti a piedi si raggiunge la Croisette. Così è.
La mattina dopo mi ritrovo in un locale su questo splendido lungomare a far colazione con i cornetti caldi: i veri, buoni croissant! D’obbligo la visita alla città sulla quale, come un faro, ci guida il campanile della cattedrale romanica raggiungibile dopo tre tornanti di scale e dove, imbracciata la macchina fotografica a mo di mitra, faccio centro su ogni angolo che compone questa incantevole baia, mirando con insistenza e sbigottimento, misto ad invidia, sugli yacht che attraccano al molo. Dove pranzare lo decide il naso incappando in un bistrot in una stradina (come i carruggi genovesi!) dove hanno appena sfornato delle quiche lorraine.
Nel pomeriggio visita a Vallauris, rinomato centro della ceramica, internazionalmente conosciuto dagli anni ’50, quando Picasso vi si insediò per produrre le sue ceramiche, e tutt’oggi costellato di forni e atelier dove ammirare veri capolavori in ceramica (in francese faiençe, dall’italiano faenza... ah, les italien!). Da uno showroom ad una galleria, ad una pausa in un arcipelago di tavolini approntato su un marciapiede per rifocillarci con tarte tatin e succo di mele, all’ombra di uno dei tanti alberelli di ulivo di cui è costellato il paese, dove le macchine sembrano sparute pecore in un pascolo abusivo.

Lasciato il villaggio se ne raggiunge un altro e la mia trouppe, tutta al femminile, mi guarda ammirata: siamo nel paese di
Grasse rinomato x le aziende profumiere. Una concessione al gruppo devo farla: visita al museo
Fragonard (free) e all’annessa rivendita di profumi, essenze, saponette. Quindi giro per il centro storico a curiosare nei vari negozi incensando, è il caso di dirlo, ora una cipria ora una crema. (Al ritorno a Milano mi ritrovo il taccuino impregnato di essenza di vaniglia del Madagascar, in quanto un’assistente si era appisolata sul sedile posteriore e quindi sul mio articolo!).
In serata si torna a Cannes. D’obbligo cenare al
Coquillages Brun: dalla
terrasse che dà sulla passeggiata, ci garantiamo dei seggi nel girone dei lussuriosi, mentre a un trionfo di crostacei vi si rende gli onori.

Il mattino seguente ultima tappa del nostro tour low profile e de-ci-sa-men-te cheaper:
Saint Tropez. Eraclea per i greci, St. Trop’ vezzosamente sciorinato agli amici milanesi abituati a troncare anche il cappuccino! Grazioso villaggio marinaro, per i più fermato nella memoria accanto a
Brigitte Bardot, la quale nella calura estiva degli anni ’50 doppiava gli angoli delle vie inseguita dai fotografi. Quegli stessi angoli che, scendendo verso il porto nella
Vieille Ville, (città vecchia) garantivano, a fine ‘800, scorci evocativi per
Guy de Maupaissant o per
Paul Signac. Certo, se le stradine di ciottolato con le innumerevoli boutiques e bistrot catturano la nostra predisposizione all’acquisto, il porto con i suoi ormeggi ci ricorda che molti suoi ospiti rimangono i ricchi. Agli aficionados del vip-watching ricordo che sulla spiaggia si è già vista la conduttrice televisiva Paola Ferrari, mentre in uno dei locali che si affacciano sul molo mi sono intrattenuto per qualche attimo con un prestigioso abituè. Monsier Le President
Jacques Chirac il quale, sotto lo sguardo un po’ stizzito della moglie, mi confessa di apprezzare le grazie di una componente della trouppe (come si vede dalla foto). A conclusione della giornata ci rechiamo in una
brasserie, altro locale tipico, sempre sul molo, dove faccio la conoscenza di un ministro italiano, anch’esso lì in vacanza con prole al seguito.
E’ ora di andare. Mentre sul navigatore reimposto il tragitto a ritroso, cercando di ripercorrere più costa possibile, sorridendo a me stesso ripeto: ah, les italiens!