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A nove anni dalla caduta del regime dei Talebani in Afghanistan, c’è ancora chi vorrebbe ripristinarne le leggi sulle donne, visto che queste ultime sono ancora considerate “un elemento di disturbo nella società”. Il Consiglio Islamico di Herat (sede del quartier generale del contingente italiano, ndr) ha spiccato una fatwa, un decreto religioso, che vieta alle donne di viaggiare da sole e di recarsi truccate sul luogo di lavoro. Il trucco, infatti, è condannato quale elemento che attrae l’attenzione degli uomini. Le donne potranno uscire di casa, ma solo se abbigliate in modo “decente”. I limiti sul viaggio sono molto ristretti: la donna dovrà sempre essere accompagnata da un parente maschio, in qualsiasi circostanza, anche nel pellegrinaggio alla Mecca o nei viaggi di lavoro.
Questa è una fatwa, non una legge di Stato. Ma il peso della legislazione religiosa, soprattutto a livello locale, non va sottovalutato. Inoltre, il Consiglio di Herat chiede al governo di Kabul di recepire il suo decreto e di trasformarla in norma. Nulla è cambiato sotto il sole dell’Afghanistan? A differenza del periodo talebano, esiste anche un’opinione pubblica femminista libera di esprimersi e di protestare. I movimenti femminili locali sono insorti, perché considerano la fatwa “contraria alla parità dei sessi”. Ma il dubbio non si è infiltrato fra gli altri ranghi religiosi. Maulavi Muhammad Kababeyane, vicepresidente del Consiglio Islamico di Herat, dichiara che un viaggio solitario di una donna non accompagnata “solleva dubbi sulla sua moralità”.