La battaglia sull’aborto si è conclusa all’inizio degli anni ’80? Errore. Sta continuando tuttora. Tutte le democrazie occidentali lo legalizzano, ma ora i legislatori stanno affrontando la controffensiva degli anti-abortisti.
Mai come in questo decennio la battaglia sull’aborto è stata più intensa. In Italia, a livello regionale, la Lombardia intende introdurre un fondo illimitato per l’aiuto economico a quelle donne (stimate in circa 7mila) che potrebbero abortire perché non in grado di mantenere un figlio. Il fronte principale, comunque, attraversa l’America. Due notizie fresche di giornata lo dimostrano.
A Norfolk, Virginia, il preside e un gruppo di una scuola elementare Oakwood ha avviato, all’insaputa dell’amministrazione scolastica, una campagna anti-abortista, distribuendo bambole di feti ai bambini e alle bambine di terza, quarta e quinta elementare. Insieme una piccola brochure in cui si fa dire al bambolotto: “Alcuni pensano che la mia vita inizi con la mia nascita, ma il mio viaggio inizia molto prima”. I funzionari della scuola hanno sospeso il preside e il gruppo di insegnanti.
In Canada, il governo conservatore guidato da Stephen Harper ha dichiarato di non voler cambiare la legge sull’aborto. Attualmente, nel suo Paese, la legge permette l’interruzione di gravidanza per salvare la vita della madre, la sua salute, in caso di malformazione o malattia del feto, dopo uno stupro, per fattori socio-economici, o semplicemente su richiesta. In questo è una delle legislazioni più liberali del mondo. La dichiarazione di Harper, però, è stata rilasciata per smentire un’intenzione che è ben presente nel suo partito. E che già influenza l’azione di governo, considerando che nel G8 il Canada non ha voluto inserire nell’agenda dei lavori la discussione sul diritto all’aborto.