Il caso di Sara Scazzi o caso Avetrana è diventato una vera e propria soap opera in questi mesi.
La televisione e in particolare i talk show hanno trasformato un omicidio in una sorta di
Grande fratello noir.
Sabrina MisseriL’arena,
Pomeriggio5,
Porta a porta,
L’Italia sul 2 e
I fatti vostri, sono solo alcuni dei programmi più conosciuti che hanno usato le informazioni trasmesse dai telegiornali per
spettacolarizzare questa vicenda e senza fornire un vero e proprio spunto di riflessione per gli italiani.
Gli scenari di discussione sono spesso privi di ritegno e rispetto nei confronti degli stessi protagonisti coinvolti nell’omicidio e soprattutto, ciò che è ancor più grave, è che la maggior parte degli italiani invece di gridare allo scandalo di vicende del genere si è quasi anestetizzata. La stessa Sabrina, come accadde diversi anni fa per il caso Amanda Knox, non è esaminata asetticamente come se fosse un’imputata dalla tv generalista, ma è descritta come una povera innocente protagonista di un brutto malinteso.
La trasmissione I fatti vostri ha analizzato la vicenda in modo così meticoloso da inserire in ogni puntata, uno spazio di alcuni minuti dedicato agli aggiornamenti in corso, realizzato grazie alla collaborazione con il giornalista Salvatore Catapano del Tg3 della regione Puglia.

Cosima MisseriDomenica 3 aprile 2011 invece, la trasmissione
L’Arena ha intervistato
Cosima Serrano, la madre di Sabrina, con l’intenzione di
smentire l’idea che la maggior parte degli italiani si è fatta di lei: una donna forte, calcolatrice, che sta facendo di tutto per scagionare la figlia dal delitto.
L’intervista mostra una donna dimessa, dalla voce flebile e dall’aspetto segnato dal dolore provato per tutti gli eventi successi da poco.
La stessa intervista è stata poi riproposta in altri programmi su altre reti televisive, per continuare a dibattere sull’innocenza di Sabrina, sulla colpevolezza di Michele Misseri, sollevando ulteriori ipotesi e idee contrastanti rispetto alle precedenti.
Care lettrici e lettori di Mondo Rosa Shokking, vi invito a esprimere le vostre idee su quanto scritto perché vorrei il vostro parere sul caso Sara Scazzi.
Solo io provo ribrezzo per questo mondo che racconta tutto e il contrario di tutto pur di intrattenere davanti a sé il pubblico, i telespettatori e alzare l’audience? O sono vittima della mia stessa sensibilità, che mi impedisce di conoscere dettagli scabrosi necessari per il mio futuro di cittadina del mondo?

Michele MisseriCome è stata chiamata da
Nichi Vendola nel suo ultimo discorso, la televisione è “la fabbrica del fango” capace di manipolare, confondere e illudere, ma soprattutto di
infrangere le regole della decenza e della morale quando si sofferma troppo meticolosamente su dettagli, particolari e respiri che il singolo cittadino compie.
Sara è stata uccisa ma non si parla della sua morte come di un evento che dovrebbe suggerire alle famiglie di curare i propri rapporti con i parenti e non. Ci si sofferma su cosa ha detto Sabrina, su cosa ha detto Michele, su cosa ha detto la madre di Sara.
Sembra che Sara sia stata dimenticata molto più in fretta di sua cugina, di sua madre o di suo zio, continuamente sotto i riflettori di stampa e tv.
Personalmente non ritengo giusto che si parli tanto e male di questo caso o che si tratti con leggerezza la morte di una ragazza di quindici anni spettacolarizzando un evento così drammatico.
Quanta attenzione rivolta a Sabrina da parte dei mezzi mediatici!
Quanti di voi pensando al caso Sara Scazzi ricordano il volto di Sara e quante invece ricordano il volto di Sabrina, Michele o Cosima? Riflettiamo su un punto focale della comunicazione: tanto più si parla di chi ha provocato un omicidio, tanto più si valorizza la cultura della violenza e del pettegolezzo, tanto meno l’opinione pubblica imparerà ad educarsi alla memoria, a focalizzarsi sulle vittime che hanno fatto la storia, sul senso delle cose.

Dalla trasmissione L'ArenaUn assassino è oggi alla pari di un vip, l’attenzione a lui rivolta dal mondo mediatico è talmente grande che ci si dimentica i reati che ha commesso.
La stessa Luciana Littizzetto in una puntata di Che tempo che fa dello scorso ottobre ha messo in evidenza l’estenuante dibattito sul caso Avetrana che i talkshow e telegiornali italiani hanno creato, al punto da suscitare il suo ribrezzo per l’argomento.
Luciana Littizzetto denuncia anche il modo di fare giornalismo affermando «la stessa cosa fanno i Tg: adesso i telegiornali o parlano di disgrazie o parlano di cagate, non c’è più la via di mezzo. [...] le notizie normali di politica e società non esistono più!»
In una situazione economico-politica, sociale e culturale come la nostra, giustamente, cos’altro può dire o fare un attore, un presentatore, un comico per difendere la propria dignità e il decoro della propria nazione se non denunciare apertamente quando le cose funzionano male?
Chi meglio della Littizzetto poteva riassumere brevemente un pensiero così complesso nel quale gli stessi giornalisti hanno difficoltà nell’esprimersi per paura di perdere il posto?
Guardiamo come si è trasformato il giornalismo oggi, i paparazzi ormai non si contano più e i servizi seri che affrontano tematiche costruttive, che vanno oltre il puro gossip hanno poca visibilità.
Meglio buttarla sul ridere, proprio come ci suggerisce di agire la Littizzetto!
Le serie televisive straniere hanno invaso i nostri schermi. Ebbene, se il caso Sara Scazzi fosse una fiction sarebbe sicuramente una puntata di Ghost Whisperer. Probabilmente solo così saremmo certi sull’identità del suo assassino!