
Scrivere di Jobs anche a soli due giorni dalla sua scomparsa, sa di obsoleto, di passato, di fuori tempo massimo talmente impressionante è stata la quantità di notizie e pagine e filmati sugli ultimi trentacinque anni di vita-miracoli-e-morte di quello che è stato definito dai più,
colui che ha cambiato la vita della gente. E se parlare di Steve Jobs dopo 48 ore dalla sua morte sa di stantio e fa gridare al fastidioso “e basta!”, è proprio per effetto di quello stritolamento del
concetto di obsolescenza che la sua
opera (perché, senza mezzi termini, di
opera si tratta) ha di fatto generato.
Ma i prodotti della Apple hanno davvero cambiato la vita della gente?
Non starò a discutere di quanto gli i-P qualcosa (dal primo iPod e le “1.000 canzoni in tasca” di ormai un’era geologica digitale fa, all’ultimo iPhone4S) siano stati di volta in volta prodotti straordinariamente avanti a tutto quello che di vagamente simile si trovasse in quel momento sul mercato. E non starò a discutere di quanto mirabili siano sempre state forme e funzionalità di quei magnifici gadget di cui fare show off da una poltrona di business class il giorno dopo il loro lancio sul mercato.

Ma l’eredità che Jobs ci lascia, il motivo per cui la sua morte ha scatenato questa
ridda di attenzione, è la formidabile forza impressa dal suo talento al tritacarne (a volte ingiustificabile e deleterio) dell’obsolescenza. Prodotti che, per ineguagliabile e meritato successo, trascinano dietro sé l’istantaneo olezzo di vecchio e la vorticosa ricerca del nuovo di un intero mercato. Del perfezionamento, del
continuous improvement, di ciò che pochi mesi prima era stato magari definito dallo stesso Jobs, in uno dei suoi messianici show di lancio, “amazing” o, a ragione, e scandendo le parole in una specie di
marketing-mantra, “magical & revolutionary”. Insomma, siamo di fronte a un
banalissimo pilastro della dottrina consumistica più spinta e becera: l’induzione forsennata del
bisogno. Convincere moltitudini di individui che la vita non ha davvero senso senza un
really unbelievable iPad12 che probabilmente sì, ha un che di divino quanto a estetica e contenuto, nel mentre quella stessa moltitudine deve ancora smaltire i postumi di un’ubriacatura da iPad7 acquistato quando, poche settimane prima dopo un’estenuante coda notturna sotto la pioggia della
fifth?
Ma così va il mondo creato da quei pochi capaci di crearlo. E di cambiarlo. E col quale dobbiamo, nostro malgrado, fare i maledetti conti; che a volte non tornano proprio.