Così la
Galleria Carla Sozzani, fino al
6 gennaio 2014, dedica proprio a questa brillante fotografa una monografica con una selezione di opere in grado di svelare la ricchezza del suo lavoro, sviluppatosi nel campo della ritrattistica, del panorama urbano e della fotografia scientifica.

Come lei stessa ha più volte affermato “È o dovrebbe essere un documento significativo, una pungente dichiarazione, che può essere descritto con un termine molto semplice: selettività ". Ecco che allora, in opposizione a personalità come Alfred Stieglitz, di vocazione pittorica, le immagini di Berenice Abbott sono precise rappresentazioni del mondo reale - visibile e invisibile – realizzate con esattezza e precisione scientifica.
La produzione di Bernice è ampia, variegata, ma ogni scatto si muove all’insegna del realismo, luoghi, volti, racconti parlano di un mondo concreto, anche se immortalato attraverso l’obiettivo.
Questa la vera filosofia dell’artista, da quando nel 1926 apre il suo studio di fotografia e inizia ad ritrarre personalità del calibro di James Joyce, Marcel Duchamp, Jean Cocteau, Max Ernst, proseguendo poi con una delle serie più note, la fortunatissima Changing New York, documentario di una metropoli in evoluzionedopo la Grande Depressione.
Se New York con i suoi contrasti, i cambiamenti veloci, è stata una Musa ispiratrice, per la Abbott la scintilla arriva anche dai fenomeni scientifici, tanto che nel 1939, come photo-editor della rivista Science Illustrated, conduce una serie di ricerche e sviluppa nuovi apparecchi fotografici e metodi di illuminazione, realizzando per il Massachusetts Institute of Technology una serie di illustrazioni sui principi della meccanica e della luce, rifacendosi alla tecnica del rayogramma di Man Ray.
Berenice Abbott
10 novembre 2013 - 6 gennaio 2014
Galleria Carla Sozzani, Milano