Buongiorno Antonella, è un vero piacere ospitarti su Mondo Rosa Shokking per parlare del tuo ultimo romanzo, un libro molto particolare, sia per la storia che racconta sia per il modo in cui viene raccontata. Come e quando è nato in te il desiderio, o la necessità, di mettere nero su bianco I baci di una notte?
Ho scritto 18 libri, ma soltanto “I baci di una notte” mi ha posseduta così. L’ho scritto in 4 settimane, a luglio, nell’afa di Milano, raccontando il Capodanno sotto la neve di Cortina!
Sentivo fortissima l’ispirazione: volevo narrare di due mondi opposti . E ho scelto la storia di una passione impossibile, tra due ragazzi di vent’anni che a questi opposti mondi appartengono e che mai si sarebbero dovuti\potuti incontrare.
Invece accade. E questa unica notte cambia per sempre le loro vite.

Il titolo, ma anche l’immagine di copertina così come la trama, sono stati per me fuorvianti, all’inizio. Mi aspettavo infatti una storia d’amore “tradizionale”, tipo un romanzo rosa. E invece… pagina dopo pagina ho trovato molto altro. Al di là di una classificazione per genere, in che modo definiresti il tuo libro?
“I baci di una notte” è un romanzo: ha una storia da raccontare e un’idea da trasmettere.
E racconta il mondo come è adesso, senza sconti.
“I baci di una notte” è un romanzo realista nella grande tradizione del romanzo, come hanno sostenuto alcuni critici. Wlodek Goldkorn, responsabile culturale de L’Espresso, ha detto: “Un romanzo coraggioso fino all’incoscienza”.
Sigieri e Santina, un ragazzo e una ragazza coetanei ma completamente diversi, che concepiscono e vivono la vita in modo diametralmente opposto. Tu li fa incontrare per una notte. Una favola che, seppur per poche ore, diventa realtà, oppure la dimostrazione dell’inconciliabilità di questi due mondi?
Sigieri e Santina sono distanti anni luce: a partire dai loro nomi. Santina è figlia di un cassaintegrato siciliano, è un’anima bella, capace di vestire il mondo della sua gioia, ma è anche coraggiosa e forte, sa prendere in mano il suo destino. Sigieri è bello, un marchese, ricco, destinato alla finanza londinese, cinico, annoiato, ma ha un buco nel cuore.
L’incontro di Sigieri e Santina è una passione totale, assoluta. Che nasce dall’erotismo. Nell’eros, nella nuda vita, poveri e ricchi possono incontrarsi perché non sono più “povera” e “ricco” ma uomo e donna.
Interessante e di grande impatto narrativo la scelta di utilizzare uno stile e un vocabolario diversi quando parli e descrivi le realtà che circondano i due giovani protagonisti. Si tratta di una decisione che hai preso fin dall’inizio della stesura del testo oppure l’idea ti è venuta in corso d’opera?
Scrivo per dire il mondo come è. E quello dei poveri parla in maniera diversa rispetto a quello dei ricchi, hanno valori diversi. I ricchi, poi, hanno un apparato di codici “segreti” attraverso cui si riconosce l’appartenenza.
Santina è il personaggio che mi ha fatto provare più di chiunque altro tutta una serie di emozioni contrastanti. Quali sentimenti sono emersi nell’autrice mentre metteva insieme le fila della storia della sua giovane protagonista?Santina sono io, se mi passa la citazione di Flaubert. Ma anche Sigieri sono io. Di Santina mi incanta la purezza,sposata a un’intelligenza, a una forza, a un coraggio rari.
Ma Santina è anche capace di capire che l’incontro con Sigieri può spalancarle il mondo dorato a cui lui appartiene.
Alla festa privata nel rifugio perso sopra le montagne di Cortina, a Santina e alla sua amica sciampista Gessica, capitate lì per caso - perché gli impianti hanno chiuso e loro non hanno avuto modo di tornare in paese - viene dato un tavolo di fortuna accanto al gabinetto. Santina è beata. Osserva i ragazzi belli e ricchi e sa decifrare i loro gesti, i loro abiti. E’ incantata. E, di colpo, il più bello, il più affascinante di quei ragazzi, le si para davanti e le dice “Ciao”.
A quel punto Santina deve decidere in pochi secondi se fidarsi del destino.
Credi che l’amore possa “salvare” i Sigieri, gli Amerigo, le Ele, Bea, Maria Sofia di oggi e di domani? Oppure i giovani ricchi, viziati, cinici che vivono nel loro mondo vuoto rivestito d’oro sono e saranno sempre destinati a un’esistenza povera di veri sentimenti?Credo che il cinismo nasca dalla sofferenza interiore, e dalla solitudine. E credo che la cura sia il coraggio di aprire il cuore a un altro. Poi qualche cretino c’è sempre…
Qual è la scrittrice del passato o contemporanea che preferisce o a cui si ispira? Perché?
Amo i racconti di Catharine Mansfield, perché mettono uno spillo sopra un’emozione. Edith Warthon de “La casa della gioia” per come racconta il cinismo dei ricchi. Tutto Fitzgerald, quasi tutto Henry James, “Daisy Miller” in cima, per come esprimono il blocco dei sentimenti sotto le regole della buona educazione. E Salinger, che scardina tutto: “Racconti”, Franny e Zooey”.
Che libro c’è in questo momento sul comodino di Antonella Boralevi?
C’è sempre, da quando avevo 14 anni, “Guerra e pace”. Perché ha tutte le domande e tutte le risposte.