Eccoci al secondo appuntamento con la rubrica 451falò, in cui analizzo le varie categorie di aspiranti scrittori che a oggi ho avuto modo di classificare.
Nella prima puntata - che trovate a questo
link - abbiamo visto da vicino gli
Auto-Editor, vale a dire quella fetta di aspiranti autori che non è a conoscenza della figura professionale dell’editor. Abbiamo altresì visto qual è la reazione tipica dell’Auto-Editor e di come questo si trasformi in un
Anti-Editor, quando gli si spiega che «certo, è prassi editoriale che un testo, prima di essere pubblicato, sia editato».
In questa puntata ci occupiamo della categoria opposta: quella degli Sciattoni.
Al contrario dell’Auto-Editor, lo Sciattone sa chi è l’editor. Prima di scrivere il suo capolavoro, persino quando ancora non lo concepiva nell’anticamera del cervello, possedeva già tutte le informazioni necessarie a riguardo. Frequentare assiduamente la rete attraverso forum dedicati, blog dedicati, persino pagine Facebook dedicate, è stato un chiodo fisso, persino più della curiosità di conoscere il destino di Jon Snow in Game of Thrones.

Venire a conoscenza di questa
creatura fantastica dell’editoria è stato come scoprire che Babbo Natale esiste. Ecco quindi che lo Sciattone congiunge i polpastrelli dell’una e dell’altra mano, sogghigna beffardo ed esclama un sospirato: «Eccellente!».
E giù di stesura a manetta! Lo Sciattone scrive di getto o, come ama dire lui, di pancia. Non rilegge, non revisiona, non si preoccupa della riscrittura. «Tanto c’è l’editor!» ripete tutto contento a se stesso. È questa la convinzione: «Le case editrici hanno il compito di riconoscere il talento. Io so di essere un talento innato e toccherà all’editor farmi da fata madrina. Del resto, viene pagato per questo!». L’editor aggiusta tutto. Come un chirurgo plastico elimina ogni imperfezione, è lo sguattero dell’editoria. Se così non fosse, si chiederebbe allo stesso scrittore di farsi da editor. Insomma, la prassi sarebbe un’altra!
Nulla di più sbagliato.
Non c’è niente di più irritante per un editor che trovarsi di fronte a un testo in codice. La lingua ha delle regole universali dalle quali non si può prescindere e gli editor sono, appunto, degli editor non dei crittografi.
Mano sulla coscienza, dunque. Il fatto che scrivere sia una forma d’arte, non fa dello scrittore un artista sgangherato. Di “metriotes” parlava Orazio, vale a dire di “giusto mezzo”. Una virtù che non dovrebbe mai mancare in un artista.
Nella prossima puntata ci occuperemo dei Raffinati. Vedremo molto da vicino chi sono ma, soprattutto, come scrivono.