Tutto si svolge nell’appartamento in cui Oriana Fallaci abitava a New York: c’è il suo letto, la libreria, la macchina da scrivere in un’ambientazione che lascia in sospeso tra passato, presente e futuro. Tra la vita e la morte. Il tutto all’insegna di quella severità che la Fallaci pretendeva dal mondo e innanzitutto da se stessa.
Al centro della storia c’è la sua lunga battaglia di scrittrice e di giornalista. Una battaglia fatta di idee, ma anche di impegno concreto sul campo, contro tutto ciò che contrastava l’obiettivo principale che lei si era dato: combattere ogni forma di sopruso e di repressione delle coscienze, per preservare quella democrazia che l’Occidente si è conquistato a “caro prezzo” con milioni di vittime durante la guerra con il regime tedesco di Hitler.
È questo il filo conduttore che unisce l’Oriana partigiana all’Oriana avversaria dell’islamizzazione dell’Europa. Un filo reciso nel furore dello scontro ideologico che ha accompagnato i suoi ultimi giorni, ma che va ritessuto per non conservare della Fallaci solo uno spezzone poco rappresentativo.
Monica Guerritore (che ne cura anche testo e regia) ha ricordato, in un’ora di “teatro di qualità”, una delle più grandi protagoniste del giornalismo e della cultura del Novecento, contribuendo generosamente a
riconciliarla con la storia e con la memoria collettiva, senza farsi fuorviare da condizionamenti e preconcetti.
Tra gli altri interpreti: Lucilla Mininno, Rachid Benhadj (la voce di Francois Pelou) e Emilia Costantini (la voce di una giornalista e inoltre responsabile ricerca e raccolta materiali biografici).
In scena al Teatro Eliseo di Roma fino al 26 maggio 2013.
Per info www.teatroeliseo.it oppure www.michiedetediparlare.it