“Diventerai grande, il tuo labbro innocente si piegherà al sogghigno, conoscerai in che fiume d’amarezza si convertono le cose della vita, varranno i nomi di amicizia, amore e gloria. Paleserai l’odio, assaporerai la vendetta. Non riderai più, piangerai, dubiterai, ti annoierai, vorrai dominare il mondo e ne cadrai poi vinto. Sei un fanciullo e sarai uomo. Ma se io fossi un dio fermerei la tua età, biondo fanciullo…”
Così scrive in un racconto Matilde Serao nel 1879.
Cercavo un saggio che mi illuminasse sui fatti di violenza ai minori e mi ritrovo tra le mani un libricino ormai consunto dagli anni, dove non c’è una trattazione analitica del problema minori, ma si fornisce una traccia su chi saranno questi individui. Ebbene, sono esseri in divenire, la crescita dei quali va accompagnata.
Innanzitutto dobbiamo convincerci che un bambino è diverso dall’adulto, ha un diverso approccio alle cose, alle situazioni, perché la capacità critica non è ancora sufficientemente sviluppata (ergo smettiamola di far fare ai bambini le cose dei grandi solo perché meccanicamente ne sono capaci!).
I bambini devono essere rispettati per quello che sono: bisogna dare loro ascolto per, eventualmente, correggerne il pensiero e non fingere di sapere cosa hanno da dire, saltando così lo step importante del relazionarsi! Peggio ancora quando si dice loro “non ho tempo”: perché, nell’arco delle ventiquattro ore, si ritorna poi dal bambino informandosi su ciò che voleva sapere? Questo intendo parlando del rispetto verso il minore. E’ così che si insegna il rispetto reciproco ed è anche così che li si aiuta a riconoscere un impegno.
Non dimentichiamo, poi, il binomio inscindibile bambino-gioco: il gioco è spesso la simulazione della realtà che andrà ad affrontare in età adulta. E non confondiamo, furbescamente, il regalo utile (per noi, le scarpine) con quello futile (per noi, i mattoncini Lego), perché la formazione non passa per l’oggetto necessario ma per quello ludico, come insegnava la Montessori.
Ribadisco, solo riconoscendo nel bambino altro da noi, solo ammettendo a noi stessi che i bambini ragionano su un registro diverso dal nostro, si hanno sufficienti elementi per guardarli con il dovuto distacco.
Non dimentichiamo inoltre che la violenza - di qualunque natura - perpetrata di continuo, comporta depressione; la stessa che troviamo negli adulti, che molte volte sono spinti verso il minore morbosamente. Ma gli adulti sono stati bambini almeno una volta, come affermava Saint-Exupéry nel Piccolo Principe.