L’eco del grido “Se non ora, quando?” che ha animato le piazze italiane il 13 febbraio scorso, rimbalzato dai muri virtuali della rete, è arrivato fino all’8 marzo e lo ha riempito di nuove aspettative e di un rinnovato entusiasmo. Mai come quest’anno la “Giornata Internazionale della Donna” è stata caratterizzata da una vasta proposta di iniziative che hanno mobilitato donne di diversa estrazione sociale e orientamento politico: un modo per ricordarci che l’Italia non è un paese per donne, ma può diventarlo. Ci hanno creduto le migliaia di donne – giovani e meno giovani, italiane e straniere, laureate e operaie, madri e figlie – scese in piazza quella domenica di febbraio che da molti è stata interpretata come un “punto di rottura” con il passato, l’inizio di una nuova stagione per la difesa e la rivendicazione dei diritti delle donne.
Mirella è una donna come tante, una donna che era in piazza il 13 febbraio, ma era in piazza anche negli anni Settanta, perché credeva nella parità dei diritti e ci crede ancora, fortemente, anche se ammette che “la parità di diritti e di doveri è una scelta faticosa, per questo, adesso come in passato, ci sono donne che scelgono strade più facili”. E continua, riflettendo sulle similitudini e sulle differenze tra queste piazze, così lontane nel tempo: “Negli anni settanta contava molto la politica. Oggi in Italia c’è un tessuto femminile che si colloca a metà strada tra le attiviste politiche e le donne comuni. Moltissime donne, pur non essendo politicamente collocate, si sono sentite coinvolte dalla manifestazione di febbraio perché credono in certi valori e li vivono giorno dopo giorno. Donne che sanno bene cosa significano dignità e rispetto e che sono disposte a lottare per vederli affermati nei fatti e non solo nelle parole.”
Il dibattito pubblico attorno ai temi “delle donne” diventa ogni giorno più ampio, arrivando a coinvolgere un pubblico non solo femminile. “Adesso è importante alimentare questo entusiasmo e individuare alcuni temi su cui concentrarsi” conclude Mirella “per organizzare la protesta attraverso altre manifestazioni”.
Dopo un lungo periodo di silenzio, le donne in Italia sembrano aver riscoperto la voglia di esserci, nelle piazze reali delle nostre città e in quelle virtuali della rete, dove si annullano le distanze geografiche e si stemperano le differenze culturali per lasciare spazio ad un dibattito spontaneo, vivace e variegato.
Allora viene davvero spontaneo chiedersi “Se non ora, quando?”