Meglio un giorno da leone o cento da pecora? Il motivetto regge fino a quando anche la pecora, esausta, si fa leone destando l’attenzione degli altri animali, pronti al giudizio più spietato. Ho sempre cercato di rimanere fuori dalle sterili polemiche calcistiche, perché da sempre credo nella legge della compensazione, e tendo a guardare con commiserazione alle esasperate esternazioni di personaggi che a mio avviso male fanno allo sport, ma che, in tanti lo sostengono - probabilmente a ragione -, 'fanno lo sport'. Il capobranco?
Ovviamente Josè Mourinho. Se n'è andato ed io speravo di non sentirne parlare se non per i risultati sportivi e con la risonanza limitata che può avere chi lavora fuori dal bel paese, in quella Spagna ormai riconosciuta all’unisono come patria del calcio mondiale. E invece mi ritrovo ogni giorno a leggere e scrivere di lui, delle sue incomprensibili piazzate, e di come, anche oltre i confini nazionali, più che di un bravo allenatore, si parli sempre e soltanto del personaggio Josè. Un uomo che discute e fa discutere. Anche me.

Il nuovo capro espiatorio di ‘sua immensità l’oracolo di Setubal’ - così come viene ironicamente soprannominato dai tifosi nerazzurri, che ancora lo venerano e rimpiangono - è l'allenatore del Barcellona
Pep Guardiola, uno che è abituato e che, soprattutto, ha abituato a vincere in silenzio, e che fa della signorilità il suo marchio di fabbrica. La preda ideale per chi ha nel sangue il veleno della provocazione. Lo stesso che, però, dopo annate di religioso e vincente silenzio, sta lasciando emergere quell'umana debolezza che, negli ultimi giorni, lo ha più volte fatto cadere nella tentazione di replicare a tono alle invettive mourinhiane,

scatenando accese discussioni tra gli stessi sostenitori del club blaugrana.
La pecora si è fatta leone… Non entro nel merito dei contenuti delle schermaglie tipiche del Mou-style che, lo ammetto, in alcuni casi mi hanno fatta sorridere. Né giustifico il concetto di reazione alla provocazione. Ma, discutendone in redazione, palcoscenico di critiche e dibattiti costruttivi, mi sono più volte sentita rimarcare: "Mourinho dà fastidio perché dice la verità, sempre e comunque".
Ora, quel che mi/vi chiedo è: nel lavoro, come in tutti i campi della vita, dire la verità è davvero sempre la cosa giusta? E' corretto esternare sempre tutto ciò che si pensa o talvolta sarebbe meglio ricorrere al lume della ragione e armarsi di saggia e riservata professionalità? Tornando all’incipit: Meglio un giorno da leone o cento da pecora?
Vi aiuto nella riflessione portando in dote una serie di perle dello showman Josè Mourinho... a voi piace?
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Mourinho contro Lo Monaco, Direttore Sportivo del Catania: "LO MONACO CHI? IO CONOSCO MONACO DEL TIBET, IL BAYERN MONACO, IL PRINCIPATO DI MONACO..."
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