Piove, anzi no, pioviggina.
Il cielo e l'asfalto sono dello stesso colore.
Una patina di acqua uniforma tutto quello che mi sta intorno.
Una dannata coincidenza. L'autostrada bloccata. Ci fanno uscire nelle campagne ancora più grigie della strada.
La nebbia è bassa e scolora tutto quanto.
La mia foga di arrivare, la mia fretta, gli sono stati fatali.
Imposto il navigatore alla cieca. Portami via di qui, subito, alla svelta.
Ed imbocco una stradina a fianco alle raffinerie. Una stradina stretta. Che non porta da nessuna parte.
Ma questo non lo so. E per il falco questo è decisivo.
Una macchia bruna che mi si para davanti. Un colpo sordo. Rumore di ossa.
Mi fermo. La retro alla ricerca di chi ho urtato.
Lo vedo sul ciglio. Scendo dall'auto. E' rotto. Supino mi guarda.
Non potrà più muoversi.
Solo gli occhi, vispi, vivi, pieni di vita.
Attenti su di me. Mi fissano. E io ricambio lo sguardo.

Cerco intorno e trovo un grande bastone. Pesante. Lo calo forte sulla sua testa. Una, due, tre volte.
Lui si dibatte, combatte fino alla fine.
Quattro, cinque, sempre con più violenza.
Fai in fretta a morire che ho fretta.
Ancora un colpo e in un attimo si affloscia, rimanendo immobile.
Butto il bastone, salgo nell'auto e mi pulisco le mani.
Accendo il motore e riparto.
Chissà se è così facile, penso, uccidere un essere umano.