Palinuro, Costa Cilentana, ore 19.30 di un giorno qualsiasi.
Guardo il sole scomparire nel mare. Non mi viene in mente niente di romantico.
Solo una grande fame.
La fame che ti attanaglia la bocca dello stomaco e te lo fa gorgogliare come il Bocelli.
Una pizza! Ecco cosa desidero! Una pizza!
Ma non posso mangiarla. Mi è stata vietata. E’ stata definitivamente bandita dalla mia alimentazione.
NEIN!
Mi viene in mente il mio caro nutrizionista che, con aria sadica, guardandomi dice: “La pizza è la summa di tutto quello che lei non può mangiare: latticini, pomodoro e farina.”
La pizza: una succosa mozzarella di bufala accompagnata da una profumatissima salsa di pomodoro sopra una croccante pasta sottile.
FORBIDDEN!
Invio sms al nutrizionista: “Questa sera faccio una triplice eccezione. Pizza! Non perda tempo a rispondermi. Stacco telefono.”
Mi metto due stracci addosso ed esco di casa, affamato come un lupo.
Tre mesi che non mangio una pizza e per almeno altrettanti non la potrò più mangiare. Un’unica possiblità: questa sera.
Devo trovare la miglior pizzeria di Palinuro.
Ce ne fosse solo una sarebbe facile. Non hai possibilità di scelta. Davvero semplice.
Invece no: a Palinuro ci saranno almeno venti pizzerie, che vantano ognuna il primato del miglior forno della regione.
Chiedere agli indigeni non sarebbe efficace. Ognuno ti indirizzerebbe al cugino o all’amico di turno.
Cammino in lungo e in largo per il paese. La fame aumenta, l’indecisione pure.
La paura di sbagliare è tanta.
Vedo sulla strada principale una pizzeria più piccola delle altre.
Tre tavoli di cui uno vuoto.

Dentro, un pizzaiolo piccolo e scuro di carnagione e un cameriere alto e con i capelli rossi.
Entro senza pensarci.
Il rosso è Nicholas, mezzo inglese, mezzo napoletano, ingegnere, stanco di lavorare in Olanda con la voglia di vivere vicino al mare.
Il pizzaiolo è Franco, quarant’anni di pizze. Un mito, una leggenda. Nessuno al pari suo. Il Maestro.
Poco tempo fa le loro vite si sono incrociate e hanno inventato questa strana pizzeria.
Dove hanno trasformato un lavoro in passione, un mestiere in arte.
Inutile dirvi come finì la storia quella sera.
Ma il giorno dopo, quando riaccesi il cellulare trovai un messaggio del mio dietologo.
“Non si preoccupi. Un’eccezione rimane un’eccezione. L’importante è gustarla in buona compagnia.”
Sorrisi, uscii di casa e mi diressi a passo spedito verso il porto, dove a breve sarebbero approdate le barchette cariche di pesce fresco.